Sabato 24 maggio parte la grande vogata VIACOLMARMO!2014 che da Pallanza porterà alla Darsena di Porta Ticinese di Milano 40 vogatori e amici.
Le strade terrestri dei tempi antichi erano le vie d’acqua, fino alla nascita delle viae romanae.
Ma dopo l’era della “pax romana” con il frantumarsi dell’impero la mobilità era tornata ad essere limitata anche perché le tensioni politiche locali rendevano pericolosi i rapporti fra territori contigui.
I contadini vivevano e lavoravano sul posto e gli artigiani trasformavamo i prodotti locali; pochi erano i mercanti che osavano affrontare le terre sconosciute e ancora oggi ci chiediamo come potessero garantirsi l’incolumità nei loro viaggi favolosi.
Ma con la nascita delle città in pianura il commercio ritorna ad essere più continuo e diversificato: la montagna fornisce legna e pietra per la città che cresce e carne e pesce per i cittadini che non sono più autonomi nell’approvvigionamento alimentare.
La decadenza ormai compiuta della rete delle vie romane comporta che le vie d’acqua naturali ritornano ad essere le principali arterie di comunicazione.
Barche importanti per stazza e dimensioni percorrono le vie d’acqua che dal 1400 ormai costituiscono un reticolo che collega il Lago di Como, il Lago Maggiore, il Lago di Garda, il Lago d’Iseo con il mare tramite fiumi e canali artificiali.
Per andare da Venezia, crocevia del mondo fra Oriente e Occidente, si navigava il Po, il Ticino e da li fino a Locarno lungo il nostro lago per immettersi nel corridoio vallivo verso la Germania e la Francia.
Grande era la differenza fra andare in risalita e scendere lungo la corrente; una constatazione certamente banale, ma fondamentale in epoche nelle quali non esisteva trazione artificiale.
Dall’alto scendeva materiale pesante: pietre, legna, carbone, olio e vino; dal basso risaliva grano, riso e soprattutto sale.
Il sale è la merce più preziosa di tutte ed è strategica: le vie del sale restavano aperte sempre. Da Venezia prima e da Genova dopo, il sale arrivava a Pavia e poi a Sesto Calende e da lì a Arona e alle raffinerie di Maccagno, Cannobio e infine Locarno che si fanno concorrenza nei secoli creando occasioni di contrabbando sulle quali ha ricamato la leggenda.
Da allora il sistema idrografico non si è quasi più evoluto con l’eccezione del Naviglio Pavese, voluto da Napoleone (così come la nostra Strada del Sempione) e confermato dagli Austriaci.
Ma dall’inizio del’800 l’importanza del trasporto via acqua continua a scemare incalzato dalle ferrovie e da nuove strade e la attuale rinascita dell’interesse
I grandi fiumi diventano invece interessanti per la nascita di impianti idroelettrici indispensabili per saziare la fame di energia delle industrie nascenti e per dare acqua e vita alle campagne alle quali viene richiesta una sempre maggiore resa.
Nascono dighe, derivazioni e salti d’acqua ma questi interrompono i corridoi naturali dal mare alla montagna trascurando il fatto che dall’Adriatico risalivano fino alle gelide acque dei torrenti montani le anguille, le cheppie, gli storioni e le trote che completavano i lori cicli vitali passando dall’acqua salata a quella dolce.
Quei percorsi oggi interrotti in molti punti si stanno lentamente risaldando con scale d’acqua dotate di sistemi di rilevamento che confermano l’immediata ripresa dei cicli migratori ovunque resi possibili ma, anche se occorrerebbero pochi soldi per completarle, altrettanto poca è l’attenzione generale al problema.
Oggi il grande clamore attuale per le vie d’acqua è legato al turismo e alla sua importanza economica, ma sulle vocazioni ambientale e culturale che di esso sono spesso componenti propulsive importanti si può fare leva dare forti impulsi a recuperi colti.
Proprio per legare turismo, ambiente e agricoltura locale, come soci di Slow Food e come sportivi amanti del lago, ripercorreremo a remi per la quarta volta le vie d’acqua del Lago Maggiore a Milano, con la manifestazione VIACOLMARMO! 2014.
Gli anni scorsi abbiamo trasportato marmi e pietre per ricordare la cultura dei cavatori e dei picasass, quest’anno trasporteremo formaggi dei monti, affettati delle valli, pesci del lago, agrumi di Cannero e olio di Verbania, prodotti tipici del nostro lago e spesso trascurati.
Partiremo da una villa storica in riva al lago la mattina del 24 maggio da Pallanza, discenderemo il lago sfilando lungo le isole, ci fermeremo a Solcio per una colazione di pesce fresco dai pescatori professionisti, entreremo nel Ticino che percorreremo fino alla diga di Porto Torre e lì isseremo le barche fuori acqua.
Alla sera cena in riva al Ticino in una vecchia trattoria al fuoco di un camino e pernotto in un monastero riadattato.
Il 25 maggio imbarco a Turbigo e inizio della navigazione sul Naviglio Grande con fermate a Robecco alla cinquecentesca Villa Dugnani per una tazza di tè con la gentile padrona di casa nel giardino di rose affacciato sull’acqua.
Colazione a Castelletto di Albairate in una antica stazione di posta viscontea e continuazione attraverso Gaggiano, restaurata con grande garbo, e Corsico dove è ancora visibile la stazione di posta.
Arrivo a Milano dove ferveranno i lavori per il restauro della Darsena e dove ci saluteremo promettendoci di vederci presto in questo sogno che che si ripete ogni anno remando, cantando e ballando con i miei amici di vecchia data e con i nuovi amici che ogni anno si affiancano a me, a mia moglie e a Roberto Troubetzkoy.
I prodotti tipici che avevamo caricato con noi in barca a quel punto saranno finiti mangiati allegramente da noi sportivi ad ogni sosta lungo il tragitto, allietata da salaci barzellette e annaffiata dal vino delle nostre valli e colline.
Questa è vita e questo succederà in un vicino domani!
Ma l’avventura non vuole finire qua e in occasione di EXPO organizzeremo una vogata ogni mese dal lago a Milano perché riteniamo che un'iniziativa di questo tipo possa avere un notevole risalto per gli aspetti sportivi, naturali e culturali che coinvolge.
Porteremo in città i prodotti del nostro territorio in perfetta sintonia con il leit motiv di EXPO e le nostre barche diventeranno vere arche custodi della memoria del cibo tradizionale.
Testo: Associazione culturale Longalago
www.longalago.it